Quando l’acqua tocca la gola, l’ingegno umano si scatena.
La storia del mito Campagnolo nasce proprio così: da un momento difficile come stimolo per crescere e migliorare. E Passo Croce d’Aune fu solo la “prima pietra” per la costruzione di un impero posata dall’inventore Tullio Campagnolo che da lì fino al 1983, anno in cui morì, depositò oltre 180 Brevetti legati alla bicicletta. L’azienda che ne porta il nome ne ha depositati oltre 400.
Vi vogliamo raccontare la storia dell’inizio della carriera di un uomo che ha cambiato il mondo del ciclismo e che amava il suo lavoro in modo maniacale. Dopo le corse andava dai meccanici per capire cosa aveva funzionato e cosa no, discuteva con i ciclisti, cercava di capire come migliorare la funzionalità della bicicletta. E finché non trovava un soluzione non era contento. Ma poi anche quella doveva essere migliorata.
Dal libro sulla storia dell’azienda Campagnolo**:
“L’11 novembre 1927 a Feltre si correva il Gran Premio della Vittoria. Tullio Campagnolo, 27 anni, corridore vicentino con la passione per la meccanica della bicicletta, era iscritto alla gara come indipendente.
Al via erano presenti alcuni dei più affermati campioni dell’epoca: Domenico Piemontesi, Raffaele Di Paco, Federico Gay. Proprio al fianco di questi nomi celebri quel giorno Campagnolo si trovò in fuga: salivano tutti e quattro di buon passo lungo i tornanti che da Feltre portano al passo Croce d’Aune, un valico a quota 1.020m nelle Alpi Bellunesi.
Tullio era tra i primi e cominciava a cullare il sogno di una sorprendente vittoria.
Ma il tempo peggiorava sempre di più, la pioggia era diventata neve e la salita si faceva più dura. Per tenere il passo in salita, Tullio dovette cambiare rapporto.
In quegli anni per cambiare rapporto bisognava scendere dalla bicicletta e girare la ruota posteriore per inserire la catena nel pignone che avrebbe consentito una pedalata più agile.
Tullio mise il piede a terra e iniziò ad armeggiare attorno alla ruota. Ma le mani, quasi congelate, non riuscivano a far presa sul blocco meccanico. Tullio perse tempo e anche ogni possibilità di arrivare con i primi al traguardo.
Fu in quel momento e in quel luogo che, secondo la leggenda, Campagnolo pronunciò la frase che cambiò la sua vita e la storia stessa del ciclismo moderno:
“Bisogna cambià qualcossa de drio!”
Bisognava cambiare qualcosa nella meccanica della ruota posteriore della bicicletta.
Al traguardo arrivò quarto, con grande rabbia.
Ma da quel giorno il suo genio meccanico ebbe un altro, più importante traguardo da raggiungere: trovare il modo di sganciare più agevolmente i mozzi della ruota e poter cambiare rapporto senza dover scendere dalla bicicletta, senza perdere tempo prezioso.
Tre anni dopo depositava il brevetto del suo mozzo a sgancio rapido definito tecnicamente “ruotismo per ciclismo“.
Il 24 giugno 1995 viene inaugurato in cima a Passo Croce d’Aune il monumento dedicato
all’inventore, proprio dove si fermò Tullio. Una giornata fredda e piovosa, che ricordava quasi quello storico 11 novembre. UN monumento proprio nel posto in cui scattò quella scintilla che è solo dei geni creativi, delle persone che con l’intento di semplificare le cose e renderle più fruibili ne creano di altre straordinarie destinate a cambiare la storia dell’umanità.
Lui inventò lo sgancio rapido che cambiò per sempre il ciclismo moderno. Il primo di centinaia di brevetti che Tullio depositò e che portarono cambiamenti fondamentali nella meccanica della bicicletta fino al cambio elettronico dei giorni nostri.
Il 25 giugno 1995 si correva la 1. edizione della Granfondo Internazionale Campagnolo con 1.200 ciclisti al via.
Nasceva la storia di un’altra leggenda, la granfondo più dura d’Italia.
Sabato 15 giugno 2024 una social ride partirà dallo store della Manifattura Valcismon di Seren del Grappa e culminerà davanti al Monumento.
** “Campagnolo, il mito”. Autori Lorenzo Franzetti e Guido P.Rubino. Bolis Edizioni.